IL DISIATO RISO
Il dramma di Dante nel II cerchio dell’Inferno.
Spettacolo sul V canto dell’Inferno di Dante Alighieri.
PRESENTAZIONE - Dal programma di sala
Come in un’allegoria medievale, due figure s’incontrano.
Da una parte il poeta di un mondo in rovina, immerso nella vita, nelle contraddizioni e nelle lacerazioni della realtà. Dall’altra un’entità astratta, appartenente ad un mondo immutabile e perfetto, dove per ogni problema c’è una soluzione logica e sicura.
In cambio della sottomissione alla sua regola, la misteriosa figura promette al poeta la riaffermazione della giustizia nel mondo.
Ma tutta la realtà va sottoposta al vaglio del giudizio, tutti i peccati umani devono essere portati in tribunale e i primi casi presi in considerazione sono quelli di lussuria.
La figura misteriosa fa scorrere davanti al poeta le vite delle “donne antiche e’ cavalieri”: Elena e Paride, Semiramide, Cleopatra, Tristano, Didone… Tutti trascinati alla morte dalla passione amorosa, forza disgregante e distruttrice dell’ordine sociale.
Il personaggio senza nome è assolutamente sordo al dramma degli imputati e la sua condanna è implacabile: si sono lasciati travolgere dalla passione e saranno travolti dalla bufera infernale per l’eternità.
Ma il poeta è un essere umano, partecipa intensamente alle loro storie e si rende conto della complessità delle forze che investono l’uomo.
Forse per un attimo la sua volontà di certezza è insidiata dal dubbio. È davvero possibile controllare ogni aspetto della realtà? Può la tragedia umana essere giudicata con tanta serenità?
D’altra parte la sentenza ferma e impietosa è condizione necessaria per ristabilire l’ordine. In nome della sua missione il poeta firma la condanna.
Ma quella ferma sentenza non porta la serenità sperata. Carico d’angoscia il poeta parla a Francesca e l’accorato racconto di quell’amore potente e fatale lo fa cadere, “come corpo morto cade”.
STRUTTURA DELLO SPETTACOLO E FONTI PRINCIPALI DEL TESTO
Lo spettacolo è composto di undici scene. Nella prima scena appare a Dante la misteriosa figura, con cui il poeta inizia un dialogo che si snoderà per tutto lo spettacolo.
Fonti importanti per i discorsi dei due personaggi sono: la conferenza Come nasce la Commedia di Natalino Sapegno e il saggio Francesca e Paolo di Pasquale Sabatino. Inoltre, nei discorsi dei due personaggi, confluiscono passi tratti dal Convivio e dalle Rime di Dante, dalla Summa Theologiae di S. Tommaso, dal libro VI delle Satire di Giovenale e dai Supplementi al Mondo di Schopenhauer.
I momenti di confronto tra Dante e il personaggio senza nome s’alternano alle scene in cui il poeta recita i suoi versi (il V canto dell’Inferno viene recitato quasi integralmente) e alle scene in cui, in vari modi, vengono rappresentate le storie delle “donne antiche e‘ cavalieri” nominati da Virgilio nel II cerchio dell’Inferno. Queste ultime traggono origine da fonti letterarie ben precise, riadattate per esigenze sceniche:
- Elena e Paride: dalle Heroides di Ovidio, in particolare dalle Epistole XVI e XVII;
- Semiramide: dal De mulieribus claris di Boccaccio e dalle Historiae adversus paganos di Paolo Orosio;
- Cleopatra: dal De mulieribus claris di Boccaccio;
- Tristano: dal Roman de Tristan di Thomas;
- Didone: dai libri III e IV dell’Eneide e dal De mulieribus claris di Boccaccio.
SCENOGRAFIA E COSTUMI
La scenografia è assai semplice e agile. Tre praticabili di legno, assemblati in vari modi nel corso dello spettacolo e ricoperti con teli diversi creano gli ambienti: le stanze di Elena e Paride, il letto di morte di Tristano, la reggia di Didone e così via. Poi una sedia “savonarola” crea lo spazio scenico di Dante.
Vengono usati diversi costumi per i vari personaggi.
LUCI
Le luci sono molto essenziali. Lo spettacolo è studiato in modo da potersi adattare anche a posti non prettamente teatrali e può essere realizzato anche solo con una decina di proiettori da 1 Kw.
MUSICA
Lo spettacolo non prevede musica dal vivo. La colonna sonora è in registrato ed è composta totalmente da brani tratti dai quartetti di Shostakovich, eccezion fatta per la morte di Didone che è invece accompagnata da un brano tratto dalla Dido and Aeneas di Purcell.